fbpx

Babywearing: un’arte vecchia come la maternità

Babywearing è il termine con cui si definiscono una serie di tecniche che, grazie a supporti in stoffa o specifici, permettono ai genitori di portare con sé i bambini senza l’ausilio di passeggini e carrozzine.


Quella che per noi sembra una moda è in realtà un metodo antichissimo e non certo esotico come ci appare oggi.


In Cina è sempre stato usato il Babywearing dalle mamme: ne troviamo testimonianza in stampe antiche. Oggi anche qui abbiamo un tipo di supporto molto pratico, tipicamente cinese, il Mei Tai!


Il Babywearing è davvero esotico?

In Italia il Babywearing ha un sapore esotico e ancora non siamo molto abituate e vedere in giro mamme che portano in fascia i piccoli.


Qualche marsupio, sì, ma ci sembra quasi che sia un tipo di trasporto adatto a quei “papà moderni” che condividono il mondo materno.


Siamo in una società ancora chiusa, che senza saperlo ha perso parecchie tradizioni per la strada e che non è molto brava a costruirne altre.


Fanno sorridere le mamme africane che girano per la strada coi figli, anche piccolissimi, legati sulla schiena e ci sembra che questo sia possibile solo in culture lontane dalla nostra. Ma è così vero?


Dando un’occhiata ai quadri dipinti nella nostra Europa, ci accorgiamo di una verità sorprendente: il Babywearing è sempre esistito, estensione naturale del legame fra madri e figli.


Logico che, dove le donne dovessero accudire i piccoli e tenere le mani libere per il lavoro, utilizzassero sistemi comodi e sicuri per il trasporto e il controllo dei bambini.


Prima dei baby monitor, in un mondo in cui la natalità e la mortalità infantile erano altissime, le madri si preoccupavano esattamente come oggi dei propri figli e volevano (e dovevano) tenerli accanto.


Le culle stazionavano nelle cucine, che erano anche le stanze più calde della casa, ma le donne nelle campagne avevano spesso la necessità di uscire, non solo nei campi, ma nelle aie, negli orti, nelle stalle… e non sempre era possibile affidare i più piccoli ad altri parenti.


Ne troviamo traccia nei dipinti già nel medioevo: ne La fuga in Egitto di Giotto, Maria sull’asinello porta l’Infante appeso in quella che potrebbe somigliare a una moderna sling.


La cosa più sorprendente è che le fasce vengono usate nelle stesse modalità proposte oggi dal Babywearing: trasversali e frontali per i più piccoli, in posizioni che favoriscono anche un allattamento facilitato e discreto, sulla schiena per i più grandicelli.


Nulla di esotico in queste madri medievali, né in quelle dei secoli successivi, ma solo una ricerca di praticità e semplicità.


Babywearing nell’arte fra 1700-1800
La presenza di fasce costella l’arte europea con una certa costanza, in stampe, dipinti e scene bucoliche dove ci sono mamme con le mani libere, capita che spunti la testa di un bimbo da dietro la schiena. Spesso si tratta di contadine e di zingare.


Certo, il portare non è sinonimo di alta società: le dame di rado si occupano dei bambini, delegando l’accudimento a bambinaie, balie e poi istitutrici, le quali di solito sono raffigurate coi piccoli in braccio più che legati addosso.


La riuscita di un “prodotto”, si sa, è fin troppo spesso connessa al suo valore di status symbol che alla sua praticità e nelle epoche in cui le signore hanno cominciato a stringersi in corsetti e gabbie non era proprio pensabile che si facessero carico di neonati portati in fascia.


Le signore nobili, tuttavia, erano destinate nel corso del Sette-Ottocento a trovarsi sempre più costrette in un abbigliamento di grande impatto scenico ma di non facile portabilità.


Le fasce e il portare, dunque vengono relegate sempre più ai ceti meno abbienti, che in questo periodo corrispondono ancora, principalmente, a quelli contadini.


Arriviamo al nostro amato 1800, nel quale, a sorpresa, torna l’uso delle fasce anche da parte delle signore.

Come è possibile?


Grazie alla moda stile impero, per le nostre mamme d’inizio secolo si vive una tregua dai corsetti costrittivi per passare a modelli dalle forme più abbinabili al trasporto in fascia dei bambini.

Scialli colorati, utilizzati come supporto, fanno da contrasto ai colori pastello dell’abbigliamento.


Mamme, donne: l’intramontabile, eterno femminino che passa anche attraverso il particolare.
I trent’anni in cui lo stile impero domina nell’abbigliamento femminile volgono al termine con l’inizio dell’epoca vittoriana (1837), che vede un ritorno del corsetto, del punto vita sottolineato e l’arrivo di molti cambiamenti sociali.


Nelle campagne, in Italia come in Inghilterra, la fascia continuerà a essere utilizzata dalle lavoratrici rurali, ma la diffusione massiccia del lavoro femminile nelle fabbriche porterà una diffusione anche del babywearing nelle città.


L’800 è  il tramonto del Babywearing!
Ma sarà proprio l’800 a far tramontare il Babywearing, con l’avvento delle carrozzine e dei passeggini che si diffonderanno grazie ai prodotti industriali.


Se posso spingere la carrozzina, posso permettermi di non usare le mani per altro.


Si riduce sempre più, a tutti i livelli sociali, la vicinanza con i piccoli: verrà recuperata dopo tanta strada della puericultura nel tardo Novecento, ma soprattutto nel terzo millennio, quando finalmente si rompono i nuovi tabù della maternità.


L’800 e il ‘900 sono l’epoca di passeggini e carrozzine, sempre più sicuri, tecnologici, di design.

Portare i bambini diviene per noi una curiosità da ricercare nelle foto di Paesi lontani e in culture diverse dalla nostra.

Babywearing nel nuovo millennio.


Un nuovo mondo è alle porte, quando finalmente qualche madre si prende il lusso di mettere a tacere i vari esperti che pongono all’istinto materni più veti di quanti siano realmente necessari: torna di moda allattare a richiesta, lasciar dormire i piccoli, accogliere nel lettone, non negare mai un abbraccio, e anche il portare riacquista, finalmente, un valore importante nel rapporto madre e figlio.


Già negli anni ’70, con le rivoluzioni che riguardano il mondo femminile, nasce in alcune mamme l’esigenza di tornare a un rapporto più naturale. È in questo periodo che nasce l’Azienza storica Didymos, fondata da Erika Hoffmann, ancora oggi sul mercato con fasce e altri supporti per babywearing.


Nascono, poi, nuovi termini come cosleeping (non lo farai dormire nel lettone con te?? Sì!), e babywearing (anche uscire insieme è una coccola), rompendo con una tradizione di massima efficienza che voleva una precoce indipendenza dei piccoli che interpretava l’espressione di tante esigenze infantili come capricci.


Solo noi occidentali abbiamo scoperto l’acqua calda, perché le mamme cinesi, le madri indiane, quelle asiatiche, le africane hanno continuato tranquillamente a portare i loro bambini.


Ma il Babywearing cambia le cose?


Sì: i piccoli si sentono sicuri, piangono meno, dormono felici durante il trasporto, l’umore della mamma ne giova alla grande e anche la loro soddisfazione… perché quando porti, ti senti una regina.

Rispondi

Hai un dubbio? NOLEGGIA il tuo marsupio!
This is default text for notification bar
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: